Londra G20, we can’t pay we won’t pay

Testo di Nicola Montagna*, tratto da globalproject

È probabilmente presto per capire se la giornata del 1
Aprile il G20 segna un nuovo inizio o sarà un episodio estemporaneo che
non avrà alcun seguito.
Indubbiamente, è stata di una giornata di
mobilitazione importante che ha saputo coniugare temi diversi, la crisi
finanziaria, il reddito, l’ambiente, la guerra, ed individuare nelle
istituzioni finanziarie uno dei principali se non il principale centro
di potere di questa nuova fase del capitale globale.
Il primo appuntamento per il Fools day, così è chiamato il primo giorno del mese d’aprile in Inghilterra, ribattezzato Financial Fools Day,
era fissato per le 11.00am. La partenza dei quattro cavalieri
dell’apocalisse era prevista da quattro punti diversi a ridosso della
City, il cuore finanziario di Londra. Il cavallo rosso della guerra si
sarebbe dovuto muovere da Moorgate; Il cavallo verde del caos climatico
ed ambientale si sarebbe dovuto muovere da Liverpool Street Station,
quello d’argento del caos e dei crimini finanziari da London Bridge, ed
infine, il cavallo nero contro la privatizzazione dei beni comuni e la
chiusura dei confini da Cannon Street.
Un altro corteo si è mosso
dall’ambasciata americana per raggiungere la centrale Trafalgar Square.
La polizia ha atteso che i quattro cortei, partecipati da diverse
migliaia di persone, raggiungessero il punto d’arrivo, la piazza
antistante la Banca d’Inghilterra, per chiudere le vie d’accesso ed
impedire ai manifestanti di uscire ed a chi era rimasto fuori di
entrare. In pochi minuti è stata costruita un’enorme prigione a cielo
aperto dove diverse migliaia di persone sono state incarcerate senza
capo d’accusa per alcune ore e private della loro libertà di movimento.

È così cominciato un lungo fronteggiamento, in diversi
punti della piazza, tra dimostranti e poliziotti presenti in diverse
migliaia (secondo fonti del ministero dell’interno c’erano più di
10.000 poliziotti incaricati di gestire l’ordine pubblico). Un punto di
svolta si avuto quando i ‘quattro cavalieri dell’apocalisse’ si sono
diretti verso una via laterale per cercare un varco e raggiungere il
"climate change camp", distante poche centinaia di metri, ed i
manifestanti hanno cominciato a premere contro i cordoni della polizia,
guadagnando alcuni preziosi metri di territorio ed arrivando davanti
alla sede della Royal Bank of Scotland, nei confronti della quale si è
scagliata la rabbia dei manifestanti.

Dopo alcune ore, la polizia ha allentato la morsa
permettendo ad alcune migliaia di persone di lasciare la piazza,
raggiungere altri luoghi della protesta e disperdersi per le vie della
City, che nel frattempo aveva assunto un aspetto irreale. Molti negozi,
ristoranti, bar ed istituzioni finanziarie, generalmente frequentati
dagli impiegati della City erano chiusi mentre le strade erano occupate
da una variegata e colorata moltitudine che rivendicava la City,
spingendosi nel ventre della bestia: la banca d’Inghilterra”.
Nonostante molta gente se ne fosse andata la protesta è continuata per
tutto il pomeriggio e la sera. Verso sera il ‘climate change camp’,
circondato da due cordoni della polizia, si era trasformato in una
festa mentre la piazza della Bank of England era stata nuovamente
chiusa e si ripetevano le cariche della polizia e gli arresti di
dimostranti. Alle 11 di sera la tensione intorno alla City si manteneva
elevata. La strada del "climate camp" era ancora occupata e la polizia
impediva a chiunque di avvicinarsi ed entrare eseguendo anche diversi
arresti (circa 90, la maggioranza dei quali avvenuti in serata e
durante la notte). Nel frattempo sui media ufficiali è stata diffusa la
notizia del ritrovamento di una persona in fin di vita nelle vicinanze
della Banca d’Inghilterra, successivamente deceduta all’arrivo in
ospedale.

* Lecturer in criminology alla Middlesex University, Londra.

Un video sulla giornata del 1 aprile a Londra:

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