Il Giornale di Vicenza sui fatti della Ederle

 dal giornale di Vicenza giovedì 23 aprile

LA MANIFESTAZIONE. Ieri sera davanti alla caserma di viale della Pace hanno manifestato circa 150 persone

Ederle, attimi di tensione
Incatenati per protesta

Claudia Milani

Alla fine l’accordo: lasciato lì un igloo simbolico e dimostranti a
casa Oggi in programma videoconferenza con la delegazione in America

Momenti di tensione e di urla, di cori e di rabbia. Per qualche minuto,
ieri sera, davanti alla caserma Ederle si è temuto il peggio. Da una
parte i manifestanti del “No Dal Molin”, dall’altra gli agenti. Un muro
contro muro che, solo per un soffio, non è degenerato.
A tarda
sera è stato raggiunto un accordo: è stato concesso di lasciare una
delle tende ai manifestanti, come simbolo della protesta, purché la
manifestazione fosse interrotta. Manifestazione che, iniziata poco dopo
le 21, è stata indetta «per sostenere la delegazione vicentina che
domani sarà ascoltata dalla commissione Appropriations Subcommittee on
Military Construction, Veterans Affairs and Related Agencies della
Camera del Congresso degli Stati Uniti d’America».
«Siamo qui – le
parole scandite al megafono in prima serata – per passare la notte
nelle nostre tende e difendere il territorio vicentino
dall’espansionismo statunitense che vorrebbe militarizzare la città;
vogliamo restarci fino a quando la nostra delegazione sarà ascoltata da
una commissione del Congresso statunitense dove esporremo le nostre
ragioni».
Per le tende, però, gli ordini sono apparsi chiari fin
da subito: via al più presto, nel modo più assoluto, dal prato davanti
alla caserma. «Stiamo occupando suolo pubblico, dentro gli “igloo” non
nascondiamo nulla – la replica dei manifestanti – Perché dobbiamo
andarcene? Difendiamo semplicemente la nostra terra».
Tutto pronto
per incatenarsi alle tende e agli alberi e nel frattempo, è scaduto
l’aut-aut della polizia. Gli agenti, in tenuta antisommossa, hanno
fatto retrocedere il fronte del no per riuscire a togliere le tende,
mentre il traffico era bloccato e in viale della Pace era stato bandito
il passaggio di mezzi.
Un braccio di ferro tra una trentina di
agenti e il gruppo del No durante il quale, oltre agli slogan anti-base
e anti-americani, non sono mancati insulti e improperi. Circa 150 i
manifestanti accorsi, tra cui anche molte donne e anziani. Uno di loro,
nel faccia a faccia, ha perso pure una scarpa: nessun furto, come per
qualche istante aveva temuto il malcapitato, mentre si levava il coro
“Ladri! Ladri!”. Era semplicemente volata al di là del muro di cinta
della caserma e proprio un poliziotto l’ha ritrovata, permettendogli di
ritornare a casa. Il No Dal Molin ha annunciato un incontro oggi alle
17 in piazza dei Signori, sotto al municipio, per la videoconferenza
dagli States.
C’è inoltre la volontà di lanciare un’iniziativa di protesta il prossimo 4 luglio.

dal Giornale di Vicenza di Venerdì 24 aprile

AL VIA LE DENUNCE PER 130

Dopo aver chiesto ai manifestanti di lasciare una tenda simbolica in
viale Della Pace ma di andarsene a casa senza passarvi la notte, la
Digos ha avviato le indagini per identificare le circa 130 persone che
hanno preso parte mercoledì sera alla manifestazione di protesta
davanti alla caserma americana Ederle.
L’obiettivo è quello di
dare un nome e un cognome a tutti i manifestanti – una buona parte sono
già noti alle forze dell’ordine per aver preso parte ad altre attività
del presidio permanente o del movimento No Dal Molin, gli altri sono
stati filmati dalla scientifica – per segnalarli in procura con
l’ipotesi di manifestazione non autorizzata.
Durante la serata non
c’erano stati episodi di violenza e il campo improvvisato davanti alla
Ederle aveva lo scopo di aspettare il collegamento dagli Stati Uniti
con le novità dal congresso. Nessun manifestante ha fatto resistenza
alla polizia e ai carabinieri, intervenuti dopo la segnalazione della
presenza dei manifestanti, alcuni dei quali si erano simbolicamente
incatenati.
Le stesse tende piantate davanti alla base statunitense
avevano lo scopo di protestare contro la «militarizzazione della città
compiuta dai militari americani».

 

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