Carta di Trieste: la libertà è tutto!

Siamo felici di aver costruito uno spazio realmente orizzontale e partecipato.
Venerdì 13, cinquecento persone, cittadini, operatori, consumatori,
insegnanti senza sigle ed appartenenze hanno riempito il Teatro Miela
per l’Assemblea Plenaria.

Ci rivolgiamo a tutti e a tutte, a chi c’era e a chi
non c’era anche se avrebbe voluto esserci ed invece ha dovuto andare
alla corte del sovrano.

Siamo all’anno zero. Il dibattito della Conferenza
Governativa ci riporta indietro di decenni. La Conferenza di Giovanardi
e Serpelloni, blindata da centinaia di poliziotti, come avevamo
previsto è stato uno spot di teorie che gli ultimi quindici anni di
lavoro vivo degli operatori e delle operartici hanno dimostrato essere
false e dannose.

Siamo convinti che quanto è successo al Teatro Miela
sia un punto di partenza imprescindibile per ricostruire dal basso una
teoria ed una pratica delle politiche sulle droghe e sul welfare
partecipate e reali. Il lavoro vivo degli operatori e delle operatrici,
messo in rete, può nei prossimi mesi dare corpo ad interventi che
mettano al centro la persona. Ci sentiamo di vivere un nuovo inizio e
torniamo al principio: mettere al centro la persona, la sua libertà e
la sua indipendenza, il suo diritto inalienabile
all’autodeterminazione.

Il potere, il governo, sono forti, anzi fortissimi. Ma
noi dobbiamo alzare la testa e metterci in cammino tutti insieme,
operatori del pubblico e del privato sociale, utilizzatori e cittadini.

Abbiamo, in questi giorni, discusso del ruolo
dell’operatore. La legge ed i processi di potere stanno trasformando i
servizi in centrali di controllo. Dentro questa logica dovremo
segnalare, controllare, rinchiudere, normalizzare. Questo è il campo di
azione dentro il quale, in rete, nei territori costruire iniziative e
pratiche.

La riduzione del danno, in linea con le politiche
europee deve avere dignità, insieme a prevenzione, cura e lotta alla
narcomafie. I soldi, che sono di tutti, devono essere investiti nella
prevenzione e per offrire opportunità alle persone, anziché per
controllare e reprimere, ed il servizio pubblico deve essere difeso.

In un Paese con questa legge non si può stare: la Fini-Giovanardi deve essere abrogata.

La persona e le sue scelte devono tornare al centro della questione e lo Stato non deve entrare nelle scelte delle persone.

Rivolgiamo un invito a tutte e a tutti per un nuovo appuntamento da costruire insieme per fine maggio a Genova.
Su la testa!

Gli uomini e le donne che hanno fatto l’ALTRA TRIESTE.

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