Contestare Veltroni? Si può fare!!

Questa mattina Veltroni è venuto a Vicenza per la sua campagna
elettorale. Non è stata una visita tranquilla tra ali di sostenitori
festanti. Oltre ai soliti fans di Veltroni, ce n’era un gruppetto un
po’ particolare: i Panzer Divisionen venuti a chiedere a Veltroni più
cherosene, il Dal Molin, MA ANCHE una base militare della marina al
lago di Fimon e più guerra, perchè a Vicenza non ci accontentiamo della
Ederle, del Dal Molin, della Pluto e della Fontega. I Panzer Divisionen
non sono stati fatti entrare all’auditorium Cannetti nonostante fossero
vestiti bene e volessero ricordare a Walter che "un altro disastro
ambientale si può fare". Veltroni ha pensato bene, quando è arrivato,
di correre dentro subito al Cannetti senza nemmeno salutare i fans. I
Panzer Divisionen non si sono persi d’animo e hanno aspettato con
pazienza l’uscita del loro idolo. In Piazza Matteotti era parcheggiato
il pullman di Veltroni, MA ANCHE un altro pullman pubblicitario.
C’erano un po’ di fans veltroniani, MA ANCHE tanta polizia. Verso le
11.15 si intravede uscire dal teatro olimpico una folla di giornalisti,
vuol dire che c’è anche Walter. Mentre i fans ultracinquantenni di
Veltroni si preparavano a festeggiare il suo passaggio, due persone del
presidio, facendosi beffa del servizio di sicurezza, riescono a salire
sul pullman di Veltroni. Non solo sono saliti, MA ANCHE si sono seduti
attendendo l’arrivo del leader del Pd per avere un incontro. Invece di
Walter salgono sul pullman carabinieri e poliziotti in borghese che con
le maniere forti e la violenza portano fuori di peso i due
manifestanti. Non è vero come stanno gestendo i media, che non sono
riusciti a salire sul pullman, sono saliti eccome rimanendoci alcuni
minuti. Uno dei due c’ha rimesso la giacca, strappata dalle forze
dell’ordine. Alla richiesta di "liberare" il manifestante trattenuto,
la polizia ha risposto con spintoni, calci e pugni, allontanando i
manifestanti. Poi ci si è messi davanti alla macchina della Digos per
impedire che il manifestante fosse portato in questura e anche qui
spintoni e strattonamenti. Ecco ancora una volta la dimostrazione della
concezione del Pd di democrazia: botte e una persona portata in
questura. Ci siamo immediatamente recati tutti fuori dalla Questura per
richiedere il rilascio immediato e dopo circa un’ora il manifestante è
stato rilasciato. La giornata  non è conclusa qui: tutti alle 20.30 in
prefettura contro il disastro ambientale dell’oleodotto.

Di seguito il comunicato del Presidio a commento della contestazione a Veltroni… 

“Una nuova base navale al lago di Fimon? Si può fare”. “Un nuovo
oleodotto militare? Si può fare”. “Un nuovo disastro ambientale? Si può
fare”. Sono alcune delle frasi esposte questa mattina a Vicenza dai
cittadini che hanno contestato Walter Veltroni, in visita nella città
berica.

Pochi giorni fa, in un’intervista, il candidato alla Presidenza del
Consiglio aveva ribadito la posizione del PD: la nuova base Usa a
Vicenza si farà. Affermazioni smentite da un incontro avvenuto oggi tra
alcuni rappresentanti del presidio permanente con una consigliere dello
stesso Veltroni. Giochi di parole, panegirici, zone d’ombra, lontananza
dalle istanze della cittadinanza, sono stati solo alcuni degli
atteggiamenti assunti dal Partito Democratico e dai suoi rappresentanti.

Un nutrito gruppo di cittadini si è incaricato di ricordargli la
posizione dei vicentini, usando l’ironia per smascherare gli spot
elettorali infarciti di concetti come democrazia e partecipazione.

Intanto due manifestanti sono riusciti ad entrare nel pullman che
accompagna Veltroni nel suo tour e a sedersi in attesa di essere
ascoltati dal candidato. Sedersi nel pullman del Candidato alla
Presidenza del Consiglio: si può fare? Evidentemente no, dato che i due
manifestanti sono stati condotti fuori dalla “cosa verde” a quattro
ruote in malo modo. La partenza è stata infatti ritardata finché le
forze dell’ordine hanno espulso i due, sottraendo poi con la forza alla
folla un attivista e
mettendolo in stato di fermo. La manifestazione si è quindi trasferita
ai cancelli della Questura, da cui il fermato è uscito dopo circa
un’ora accolto dai manifestanti.

Veltroni ha fatto la sua scelta: eludere la questione, difendere gli
interessi militari statunitensi e i profitti economici di quegli
imprenditori – capeggiati dal candidato Calearo – che sperano di fare
qualche affare sulle spalle dei vicentini. Una scelta che, però,
Vicenza non accetta: la nuova base al Dal Molin non si farà.
Vicenza libera dalle servitù militari e da quanti vogliono imporle un progetto devastante e pericoloso.

Vicenza, 11 marzo 2008

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I No Dal Molin alle amministrative

Rompere i meccanismi della
rappresentanza; sostituire la delega con la partecipazione diretta;
costruire forme di condivisione che evidenzino l’ipocrisia degli spot
elettorali. Una lista di donne e uomini per aprire un nuovo percorso
politico di partecipazione: sarà questa la presenza all’interno della
campagna elettorale di coloro che a Vicenza hanno scelto la
mobilitazione contro l’imposizione.

Una lista che non è un fine, bensì un mezzo: non
corriamo per conquistare il Palazzo, ma per sperimentare forme altre di
autogoverno e autogestione. In queste settimane, per descriverci il
percorso che abbiamo fatto, abbiamo usato la metafora della chiocciola:
lenti, ma sempre in movimento; riflessivi, ma con un grande bagaglio di
esperienze, sensibilità, diversità che ci portiamo sempre sulle spalle.

Abbiamo discusso in modo permanente, trovandoci la sera
e riconvocandoci il giorno successivo; abbiamo ascoltato cosa aveva da
dirci Vicenza, senza costruire eventi mediatici ma sfruttando i gazebo
della raccolta firme: perché ascoltare è diverso dal fare propaganda.
Ci siamo chiesti che significato ha la crisi della rappresentanza, come
dovrebbe comportarsi un consigliere comunale, quali contenuti dovrebbe
avere un programma.

Ne abbiamo concluso che un programma non è un testo, ma
un percorso; che la crisi della rappresentanza nasce dai processi di
delega; che un consigliere comunale dovrebbe essere al servizio di
molti e non in rappresentanza di alcuni. Abbiamo deciso di metterci in
gioco ancora una volta, dicendoci che abbiamo ancora tanto da imparare,
una lunga strada da fare. Vogliamo provare a costruire collettivamente
pratiche di gestione collettive della nostra comunità; la nostra non
sarà una lista di persone, ma un intreccio di pensieri.

Abbiamo saputo dar vita al Presidio Permanente, spazio
di diversità e confronto, ma soprattutto di partecipazione; abbiamo
dimostrato che condividere è possibile: ora portiamo la nostra sfida
nel campo di coloro che più ci sono lontani. Vogliamo mettere in
discussione il monopolio del potere decisionale fondato sulla delega:
perché partecipare non solo è democrazia, ma è anche vita.

Presidio Permanente, Vicenza, 6 marzo 2008

di seguito un articolo del Manifesto del 12 marzo

No Dal Molin in campo per «Vicenza libera»
 
Discussioni
durate notti intere, giornate passate a confrontarsi con la città. Poi
la decisione: le elezioni comunali non possono essere ignorate. E il
movimento contro la base militare Usa si candida. Con una lista e un
simbolo. Per una politica nuova
 

Orsola Casagrande
Vicenza

È stato un dibattito lungo, a tratti difficile, decisamente molto
partecipato. Riunioni accanto al fuoco, anche fino a tarda notte. Al
presidio permanente no Dal Molin da due mesi si discute delle prossime
elezioni comunali. «Un evento – dice Marco – che attraversa la città,
che riguarda la città, con il quale piaccia o non piaccia bisognava
rapportarsi, misurarsi». E scegliere. Decidere se stare dentro o stare
fuori. Se ignorare l’evento (ma l’ipotesi è stata scartata fin da
subito) o se invece ragionare (e questa è stata alla fine l’idea
prevalente) su come affrontarlo. Dicendo la propria, ascoltando e
facendosi ascoltare, mantenendo indipendenza e autonomia, .
Alla fine una decisione è stata presa: il presidio no Dal Molin
parteciperà alle elezioni comunali con una propria lista, un proprio
simbolo, un proprio candidato sindaco. La lista si chiamerà «Vicenza
libera» e più eloquente di così non poteva essere. Il dibattito però
non è concluso. Anzi, è soltanto all’inizio. E dal presidio viene
rilanciato al movimento in tutta Italia. Perché il nodo da sciogliere
rimane quello di come stare nelle istituzioni pur rifiutando il
principio della delega. Non un percorso facile, ma certamente un
percorso che si vuole condiviso. Se ci saranno consiglieri eletti non
saranno portavoce e nemmeno «delegati», saranno piuttosto uno strumento
in più per la comunità. In altre parole i candidati del presidio non
chiederanno una delega ai cittadini, ma si metteranno a disposizione
dei cittadini, non tanto e non solo per portare in consiglio comunale
le eventuali istanze, gli input provenienti dall’esterno. L’obiettivo è
quello di continuare a lavorare insieme. Chi sta dentro cercherà di
capire come far avanzare le istanze che provengono dall’esterno, di
quali strumenti si potrà dotare il fuori.
«E’ chiaro – dice Marco – che il dibattito rischiava e continua a
rischiare di essere appiattito su schemi tradizionali, lista sì o lista
no, il movimento che entra nelle istituzioni e quindi perde o rinuncia
a qualcosa. Inizialmente – continua Marco – anche nelle nostre riunioni
si affrontava la questione con lenti antiche. Ma più il tempo passava,
più si facevano assemblee, più si è cominciato a capire che bisognava
fare un salto in avanti, uscendo dalle vecchie logiche per traslare
invece le nostre pratiche anche all’interno delle istituzioni».
Assemblea dopo assemblea, intervento dopo intervento, sempre più si è
fatta strada la consapevolezza che in gioco non c’era la «verginità»
del movimento. Più che altro si trattava di capire se «le elezioni
comunali potevano essere usate come opportunità, come occasione. Una
sfida certamente – sottolinea Marco – ma vogliamo provare a scardinare
e modificare i meccanismi della rappresentanza tradizionale che è in
crisi». Provare a rompere, dunque, un meccanismo per portare anche
all’interno delle istituzioni le pratiche che hanno attraversato e
caratterizzato il movimento no dal Molin, e non solo quello. Il
tentativo allora è quello di provare un percorso, sperimentare. Per
dimostrare che la delega non è l’unica soluzione possibile. Anzi,
l’ambizione è proprio quella di far vedere che la comunità può lavorare
nelle e con le istituzioni senza soluzione di continuità, un osmotico
scambio. Dove non c’è distinzione tra il «dentro» e il «fuori». Lo
ricorda Francesco, «l’esperienza dell’Altro Comune per noi è
importante. Non sappiamo ancora bene come renderla pratica in un’arena
politica già costituita, ma ci proveremo». Perché lo scopo è quello di
«rompere un perimetro, usare il terminale comune come strumento di
lotta».
E’ chiaro che la strada è tutta in salita. Altri movimenti, in altre
parti d’Italia (pensiamo al capofila delle lotte in corso, il popolo no
Tav), hanno fatto scelte diverse. E a questi movimenti i no Dal Molin
si rivolgono per aprire un dibattito, chiedono di confrontare pareri,
opinioni. Collaborazione anche nell’elaborazione di un percorso che è
ancora tutto da scrivere. Qualche idea c’è già. Per esempio, tanto per
provare a tradurre in pratica i molti interventi «teorici» delle
assemblee: se un quartiere vuole una pista ciclabile, l’idea dei no Dal
Molin è quella non di chiedere all’eventuale consigliere di fare
pressioni in consiglio per realizzarla. Armato di vernice gialla e
pennello, il consigliere, con i cittadini andrà a dipingersela quella
pista ciclabile. Le assemblee sono state davvero molto partecipate, a
testimonianza di quanto comunque questo tema delle elezioni comunali
sia sentito. Il presidio a un certo punto si è fatto «assemblea
permanente» proprio per fare in modo che tutti potessero esprimersi.
C’erano anche trenta interventi a serata. Giorno dopo giorno, sera dopo
sera «ci siamo riuniti in piccoli gruppi per ragionare, discutere,
elaborare». Adesso si è entrati nella fase operativa, da una parte c’è
la preparazione delle liste e dall’altra l’elaborazione del percorso da
seguire. E poiché ascoltare è il tratto distintivo della «piazza
presidio», in questi giorni in cui con trenta gazebo sparsi per la
città si raccoglievano le firme di solidarietà con i «presidianti»
denunciati per l’occupazione della prefettura, si è chiacchierato e
chiesto pareri con le migliaia di cittadini che passavano e si
fermavano a esprimere la loro solidarietà. E’ stato distribuito anche
un questionario per capire come la città percepisce il presidio e
l’eventualità di un ingresso in consiglio comunale. Sono tornati alla
base ben tremila questionari compilati. Tanto per dire, alle primarie
per il partito democratico hanno votato circa tremila persone. La
maggioranza degli interpellati vede con favore un impegno del presidio
anche in comune. «Abbiamo voluto – dice Cinzia Bottene – interpellare
la città, perché decidere insieme è stato sempre il nostro modo di fare
politica. E’ un modo faticoso – insiste Bottene – ma affascinante.
Vogliamo portare il nostro contributo anche all’interno delle
istituzioni, diventando strumento per i cittadini che hanno seguito il
nostro approccio: oltre alla critica bisogna anche saper costruire.
Questa è la sfida che ci troviamo di fronte».

 

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sabato 8: INDIEBOX FESTIVAL!

Dopo la serata di sabato scorso dedicata alla KOB Records di Verona, questa settimana ospieteremo un altro festival di un’etichetta indipendente: la INDIEBOX. Per l’oocasione suoneranno a Vicenza, dopo un bel po’ di tempo, L’INVASIONE DEGLI OMINI VERDI, hc da Brescia/Mantova. Sul palco poi si alterneranno altre 3 band: OKKUPATO, emo-hc melodico da Thiene, VIRGINIA MADISON, hc melodico da Verona e gli STANDING STILL, hc melodico da Pesaro. Come avrete capito sarà una serata all’insegna dell’HC melodico, non a caso lo slogan della serata sarà: "Melodic Hc is back in town!"


L’INVASIONE DEGLI OMINI VERDI

L’Invasione degli Omini Verdi, band Punk/Hc melodico, nasce nel 1999 in provincia di Brescia/Mantova,Italia.
La band muove i primi passi con un’autoproduzione omonima datata Maggio 2000.
La prima uscita ufficiale è invece datata Novembre 2001 con "Veniamo in Pace", Pota rec/Venus.
Con questo primo lavoro la band si butta a capofitto nell’attività live supportando anche la band Statunitense The Vandals.
L’Invasione degli Omini Verdi viene acclamata come rivelazione punk dell’anno!! 
Il secondo lavoro degli Omini esce il 12 Maggio 2003 ed è intitolato
"Non è Un Gioco" (Le Parc/Self). La promozione del disco vede i quattro
Omini in svariate apparizioni TV su All Music (Play It, Azzurro) e Rock
Tv (Database, SalaProve) e come sempre li vede impegnati in un’intensa
attività Live che li porta a raggiungere, a fine Tour, il traguardo
delle 200 date in carriera solcando anche i confini nazionali suonando
in Svizzera e Croazia!!

Il terzo lavoro dell’Invasione degli Omini Verdi esce il
30 gennaio 2005, s’intitola "Contro" (Le Parc/Self) e viene accolto
dalla critica e dal pubblico come il miglior lavoro sfornato dalla band
e viene recensito entusiasticamente sia da testate come Rocksound, sia
da da giornali Metal come Rock Hard e Flash. Il, disco viene proclamato
come una delle migliori uscite dell’anno in ambito Punk/Hc a livello
nazionale e non solo!!

La band supporta il disco con un tour di 80 concerti
arrivando ad accumulare in carriera ben 280 concerti tra cui esibizioni
di spalla a NOFX, Sick of It All, Ignite, Turbonegro, The Locust,
Strike Anywhere (in 2 occasioni).
Il 12 Ottobre 2007 è uscito il 4° disco della band, "Mondo a Parte"


STANDING STILL

Gli Standing Still nascono nel gennaio 2005. Il loro primo EP esce alla fine di aprile. Hanno diviso il palco con L’Invasione degli Omini Verdi, Cattive
Abitudini, Pig Tails, Sun Eats Hours, Marsh Mallows, Vanilla Sky,
Fonzie. Nel luglio 2006 firmano per la IndieBox e registrano il loro primo album nel dicembre 2006, che si intitola "Draw Your Line".


VIRGINIA MADISON

I Virginia Madison nascono nel 2002 a Verona, seguendo un pò quel filone creato nei quartieri californiani da gruppi
come Lagwagon, Strung Out, NOFX ecc Dopo un anno circa, il Quartetto (Daniel: Voce e Basso
Scritch Batteria Mark Chitarra e Voce Cuke Chitarra) registra al Benjos Studio il primo Demo
Autoprodotto "Just Some Other Songs", grazie al quale riescono a suonare con buon seguito nei primi
locali vicino casa. Con lo stesso partecipano con la traccia Insanity alla Compilation della neonata
Musictrick Records.
Passano due anni ed il gruppo è cresciuto. Svezzato dall’esperienza con la continuità
nei Live e da altre registrazioni per curare le stesura dei pezzi ed i suoni, i quattro acquistano personalità e
nel 2005 registrano un secondo Demo "VIRGINIAMADISON" che riscuote un inaspettato consenso
dalla critica esaurendo le copie stampate. Dopo una buona serie di date nei confini nazionali, Cuke
(Chitarrista) decide, in comune accordo con il resto della Band, di lasciare il gruppo. Lattuale Trio sta
lavorando per la realizzazione del Primo Disco Ufficiale…

Gruppi con i quali hanno condiviso il palco sono: 9mm, Vanilla Sky,
3Feet Smaller, The Garage, The Fire, The Rituals, Afraid!, Hell
Demonio, Argetti, Coffee Showers, Raw Power, BeerBong, Monkey Punx,
Derozer, Joker Cocks, Evolution So Far, Hobophobic, Jet Market, X-State
Ride, Breford e molti altri!!!


OKKUPATO

Gli okkupato per i frequentatori del Capannone non hanno bisogno di molte presentazioni, avendo suonato più volte sul nostro palco. E’ inutile dire che ci fa sempre piacere vederli suonare. Da segnalare che due mesi fa è uscito uno split con i Virginia Madison per la IndieBox. 

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venerdì video sulla lotta degli spazi sociali a Vicenza

primo appuntamento di una serie di incontri che vogliono ripercorrere la storia e le vicende dei centri sociali in italia dagli anni ’80 ai giorni nostri. Cominciamo venerdì 29 febbraio partendo da Vicenza, la nostra città e la lotta per gli spazi sociali nel 2001 dopo lo sgombero dello Ya Basta e poi faremo un salto indietro di oltre 25 anni andando a vedere l’esperienza del Virus di Milano.

VENERDI’ 29 FEBBRAIO
ore 16.00 al Nuovo Capannone Sociale

IL PERCORSO DEI CENTRI SOCIALI IN ITALIA

Proiezione di:
"DEMOLITE I NOSTRI MURI…AUMENTATE I NOSTRI SOGNI"

Video prodotto da Mediablitz nel 2001 che ripercorre le vicende di oltre centinaia di giovani vicentini dal 19 settembre al 3 novembre 2001:dall’abbattimento del CSO Ya Basta! agli assurdi arresti dopo una carica della polizia, attraverso sgomberi ed occupazioni.

a seguire la proiezione di:
"CENTRO SOCIALE VIRUS"

Virus e’ un filmato sulla storia del punk, girato in 16 mm nel 1982, all’interno dell’area occupata di via Correggio 18 a Milano. 

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1 marzo: KOB FESTIVAL!!

Sabato 1 marzo al Capannone ci sarà il Kob Festival, dedicato alla Kob Records, una delle eticchette underground ed indipendenti italiane più famose. Sul palco avremo ben 4 gruppi, i LOS FASTIDIOS, gli ATARASSIA GROP, i PANIC ROOTS, streetpunk da Padova e i DIE BY LAW, gruppo metal da Verona. Purtroppo dobbiamo annunciare l’assenza degli Skarface, che non ci saranno. Crediamo che i Los Fastidios non abbiano bisogno di presentazioni, sia perchè al Capannone sono di casa e sempre ben accetti, sia perchè sono uno dei gruppi streetpunk europei più conosciuti. E’ dagli anni ’90 che suonano sui palchi, nonostante i numerosi cambi di formazione non mollano mai. Hanno parecchi album, ep, live, partecipazioni a compilation come curriculum. "Rebels and Revels" è il loro ultimo albm uscito nel 2006. Sempre del 2006 è l’ep "Un calcio nel pallone", dedicato al mondo delle curve. 

Altri grandi ospiti della serata saranno gli ATARASSIA GROP, streetpunk da Como. Anche loro hanno all’attivo degli album e anche una raccolta dei più bei pezzi tra il 93 e il 2001.

PANIC ROOTS 
Panic Roots sono nati nel 1999. Influenzati da Rancid e gruppi della Hellcat Records hanno registrato 2 album e 3 ep per la Nerv Records, la label di autoproduzioni creata dai Panic Roots. Nel 2005 esce il nuovo album "Third Impact", più di 40 minuti che spaziano dallo ska, al punk rock all’hc con testi che toccano problematiche sociali e politiche.

 

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più di 3000 serbi in piazza domenica a Vicenza

Domenica a Vicenza c’è stato il corteo di protesta della comunità serba nei confronti dell’indipendenza unilaterale del Kosovo caldamente sostenuta dagli Stati Uniti e anche dall’Italia. La partecipazione numerica è stata molto elevata, oltre 3000 persone, se consideriamo che la stampa locale dava l’appuntamento in giorni e posti sbagliati e che quindi si trattava di una manifestazione lanciata tramite il passaparola. Già dalle 1.30 allo stadio c’era parecchia gente. Tantissimi con le bandiere della Serbia, gente con striscioni, cartelli. Gli organizzatori sono un’associazione di promozione culturale e di elementi folcloristici serbi, che hanno subito messo in chiaro che non si trattava di una manifestazione ultranazionalistica e che si voleva anche mettere in luce la questione della più grossa base americana militare d’Europa che si trova in Kosovo. Insomma ritratti di Milosevic non si sono visti.Gli interventi dal microfono durante la manifestazione hanno rispecchiato questa impostazione e anche la questione religiosa (i serbi ortodossi subiscono attacchi da parte dei musulmani) non è mai sfociata in odio verso i musulmani. All’interno del corteo sicuramente c’erano anche persone che avevano un’impostazione ultranazionalista e di odio verso i musulmani considerati terroristi, ma in un corteo di oltre 3000 persone può esserci di tutto e non era la composizione prevalente. Il percorso del corteo è stato dallo stadio fino a Campo Marzo evitando il centro per timori di incidenti, ma la manifestazione si è svolta tranquillamente. Molto passionale e sanguigno il modo di vivere la manifestazione, tutti seguono i cori, i canti popolari dal furgone venivano cantati a squarciagola da tutti.
Per quanto riguarda gli italiani presenti, c’erano delegazioni di rifondazione, comunisti italiani e alternativa comunista riconoscibili dalle numerose bandiere portate, c’era qualcuno del presidio e qualcuno di noi, ma non in veste ufficiale. Comunque se bisogna dare una percentuale gli italiani rappresentavano forse l’1% della manifestazione. 

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Dopo le 6178 firme No Dal Molin il Comune vuole sgomberare…

Sabato scorso la raccolta fime nei gazebi No Dal Molin è stato un successone. L’obiettivo 1000 firme è stato raggiunto sestuplicato!!! 6178 firme in un solo giorno, code ai banchetti per firmare, gente che vuole informarsi, gente che non devi nemmeno fermare e chiedere di firmare, perchè vengono diretti ai gazebi. Piazza Matteotti nel pomeriggio ha visto la nostra presenza e abbiamo caratterizzato il banchetto con la musica, i video, gli striscioni, e anche da noi hanno firmato in tanti. Un gran successo e soprattutto una grande risposta agli attacchi della procura vicentina di questi giorni a dimostrazione che il presidio non è isolato, non rappresenta un gruppetto di estremisti, ma è ben inserito nel tessuto sociale della città. 

Con un grande atto di coraggio e di apertura della campagna elettorale nell’ultimo giorno del suo temporaneo mandato da Sindaco Sorrentino ha firmato l’ordinanza di sgombero del presidio, usando come al solito pretesti burocratici legati a presunti abusi edilizi per in realtà lanciare l’ennesimo attacco al presidio e a questa esperienza di democrazia.

LA DEMOCRAZIA NON SI DEMOLISCE 

E’ singolare che la Giunta
comunale presenti l’ordinanza di sgombero e demolizione al Presidio
Permanente nel giorno in cui lascia Palazzo Trissino; Sorrentino, che
avrebbe voluto continuare a mangiare astici sulle spalle dei vicentini,
era nero d’invidia: lui se ne va, mentre il Presidio resta.
Una
Giunta sola e isolata chiede la demolizione di uno spazio nel quale, la
stessa mattina, sono state presentate le 6178 firme raccolte nel solo
giorno di sabato 23 febbraio a sostegno delle iniziative del Presidio
Permanente: da una parte la tristezza e la solitudine, dall’altra la
partecipazione e la democrazia.
La destra vicentina apre la
campagna elettorale nel modo che più gli si addice: puntando l’indice
contro un luogo di democrazia e partecipazione che, in questi mesi, è
diventato la casa di quanti vogliono difendere Vicenza dalla
militarizzazione e dalla devastazione ambientale. Un atto sciocco,
perché tutti sanno che il Presidio Permanente non sarà demolito né
spostato di un millimetro fino a quando il movimento che lo ha eletto a
simbolo non avrà raggiunto il proprio obiettivo: quello di impedire la
realizzazione della nuova base militare statunitense.
Un atto di
arroganza, per compiacere ancora una volta l’armata a stelle e strisce,
messo in pratica nell’ultimo giorno di amministrazione della Giunta; e,
del resto, chi ha svenduto Vicenza tradendo la volontà popolare non
poteva che tirare il sasso e togliere la mano.
La Giunta se ne è
andata, ma il Presidio Permanente è ben saldo a Ponte Marchese; le
bandiere del No Dal Molin che continuano a sventolare sopra ai tendoni
dove ogni settimana si riuniscono centinaia di persone sono la miglior
risposta a chi vorrebbe demolire la democrazia per permettere la
costruzione di una nuova base di guerra.

Presidio Permanente, Vicenza, 26 febbraio 2008

 

 

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sabato concerto dei Jamm Africa

Sabato sera al Capannone spazio alle percussione africane. Ci sarà il concerto dei Jamm Africa, musica tribale djembe, dun dun e voci. Gruppo
mix black and white diretto da Bassene Djor Macaire, noto maestro di percussioni. A seguire ci sarà anche un djset.

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sabato gazebo in Piazza Matteotti

Sabato 23 febbraio il presidio permanente No Dal Molin ha lanciato un’iniziativa che vedrà la presenza di oltre 30 gazebi tra la città e alcuni paesi della provincia per raccogliere firme da una parte in solidarietà con chi in questi giorni ha ricevuto gli avvisi di garanzia per l’occupazione della Prefettura, ma soprattutto dall’altra per rivendicare tutti il percorso portato avanti dal presidio in questi mesi. Le varie manifestazioni ed iniziative le hanno fatti tutti, idealmente la Prefettura non è stata occupata solo da 24 persone, ma da tutti, perchè era un’azione condivisa e collettiva. L’obiettivo è raccogliere 1000 firme per dire che tutti siamo colpevoli di difendere questa città. Noi del Capannone saremo presenti in Piazza Matteotti e gestiremo il gazebo per tutta la giornata. Siccome si tratta di un’iniziativa di rivendicazione del percorso del presidio, noi lo caraterizzeremo portando l’esperienza della caserma No War. Invitiamo tutti quindi soprattutto nel pomeriggio a passare in Piazza Matteotti e rimanere un po’ con noi.

Decine di banchetti a Vicenza e in provincia per raccogliere, nella
giornata di sabato 23 febbraio, almeno mille firme in sostegno alle
iniziative del movimento No Dal Molin e in solidarietà con le donne del
Presidio Permanente raggiunte da avvisi di garanzia.

Il prossimo sabato Vicenza sarà disseminata di gazebo con le bandiere
del movimento che si batte contro la nuova base Usa; un’occasione per
sostenere coloro che, con le azioni contro la realizzazione della nuova
base militare, hanno messo in gioco la propria quotidianità; ma anche
un momento per incontrarsi, scambiarsi opinioni, ragionare sul futuro
del movimento che si pone l’obiettivo di impedire la militarizzazione
di Vicenza.

«Se il reato è sognare un mondo migliore e difendere la nostra città,
anche io sono colpevole»: questo il concetto conclusivo della petizione
che sarà presentata nei prossimi giorni durante una conferenza stampa.

L’”operazione mille firme”, dunque, è la prossima iniziativa di un
movimento che, da un anno a questa parte, non passa una settimana senza
costruire assemblee, manifestazioni ed iniziative; un movimento che non
si fermerà fino a quando non avrà raggiunto il proprio obiettivo:
impedire la realizzazione della nuova base Usa; se qualcuno pensava che
gli avvisi di garanzia avrebbero potuto fermare i vicentini, si
sbagliava di grosso: la fiaccolata della scorsa settimana, con circa
1.500 presenze, ne è la più chiara dimostrazione.

Presidio Permanente, Vicenza, 19 febbraio 2008
 

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Skaramanzia sabato in concerto!!

Sabato per la prima volta a Vicenza suoneranno gli SKARAMANZIA, band ska siciliana da Ragusa. A seguire jamaican dj set con tutte le sonorità provenienti dall’isola caraibica.

SKARAMANZIA

La band nasce nel profondo sud della terra sicula nell’aprile del 2003
per iniziativa di ragazzi ispirati dai propri ideali e dalla musica di
“protesta”. gli SKARAMANZIA
propongono una miscela originale di ska e punk ricca di diverse e
inevitabili influenze mediterranee, evidenti sia nei testi che negli
arrangiamenti e talvolta nella scelta anche della lingua.
Vincitori del “Respect Salento 2007” e del “Festival Palma di
Montechiaro 2006” hanno partecipato festival importanti come il
“Rototom SunSplash 06”, “Suburban Live Set 05 e 06”, “ArezzoWave 06”,
“Sikula Reggae Festival 07”, “Lamezia M.E.I Sud 07”, "M.E.I. di Faenza
07" e a testimonianza del loro impegno sociale contano partecipazioni a
diverse iniziative antimafia. Hanno collaborato e condiviso il palco
con gruppi di rilievo come Skatalites, Sud Sound System, Folkabbestia,
CapaRezza, Mr T-Bone Orchestra, Al Mukawama (‘OZulù 99posse), Vinicio
Capossela, Meganoidi, Jovine.

Da agosto 2007 hanno all’attivo il loro primo album LA LUCHA SIGUE
esclusivamente autoprodotto che unisce la voglia di protesta e
l’energia dello ska-punk. All’interno diversi temi che spaziano dal
divertimento disimpegnato alle questioni sociali più calde come la
lotta allo sfruttamento della prostituzione, le guerre e le continue
menzogne del mondo occidentale capitalista che comportano la
distorsione delle informazioni. Attacchi diretti alla malavita e ad
ogni genere di corruzione, al giorno d’oggi parti integranti della
politica e della società siciliana, italiana ed internazionale, non
risparmiando con le loro critiche nemmeno il comportamento imperialista
dell’istituzione vaticana agli occhi di tutti sinonimo di umiltà e
carità.

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