4 luglio: giornata dell’indipendenza di Vicenza!

Alla vigilia del G8 e dell’arrivo in Italia di
Obama i No Dal Molin invitano tutte e tutti a Vicenza per liberare il
Dal Molin dalla nuova base di guerra

Quando
nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i
legami politici che lo hanno stretto a un altro popolo […]
un
conveniente riguardo alle opinioni dell’umanità richiede che quel
popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione.
[Incipit alla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America]

Vogliamo essere indipendenti nel costruire il futuro
del nostro territorio; vogliamo che quest’ultimo sia sensibile alle
opinioni di gran parte dell’umanità che rifiuta e, troppo spesso,
subisce la guerra come strumento di controllo e oppressione.
Vogliamo costruire l’Altrocomune come pratica di autogestione e
autonomia dei cittadini, fondandolo sulla disobbedienza alle
imposizioni e sulle pratiche condivise; vogliamo riprenderci la nostra
terra come luogo del vivere bene collettivo e non come oggetto di
scambio tra governi.

Dall’8 al 10 luglio, alla Maddalena, si terrà il
vertice del G8; in un’isola volutamente scelta perché inaccessibile a
ogni voce di dissenso, capi di stato e di governo si riuniranno per
decidere le sorti del nostro futuro, senza di noi. Tra essi, ci sarà il
Presidente statunitense Obama: come si giustificano le sue promesse
sulla fine dell’arroganza militare statunitense quando a Vicenza fa
base la guerra al Dal Molin?

La vicenda vicentina rappresenta, da questo punto di
vista, una delle tantecontraddizioni nella politica estera statunitense
che promette legalità, rispetto e trasparenza, ma pratica illegalità,
sopruso e imposizione. Come annunciato da importanti esponenti
dell’amministrazione nordamericana, il Dal Molin sarà oggetto di
discussione del summit al G8, non per restituire la democrazia a coloro
a cui è stata negata, bensì come oggetto di accordo segreto e scambio
tra governi per la ridefinizione, a partire da Africom, della presenza
militare statunitense in Italia.

Vicenza, patrimonio Unesco, è assoggettata alle servitù
militari; la città che ha espresso la propria netta opposizione e ha
ricevuto per questo la solidarietà di ogni angolo d’Italia, ha visto il
bavaglio stringersi sulla sua bocca: palesi illegalità progettuali
hanno accompagnato il tentativo di "sradicare alla radice il dissenso
locale" prima impedendo alla città di esprimersi, poi perseguendo
centinaia di cittadini con condanne pecuniarie e procedimenti penali.

Ma Vicenza è anche uno dei tanti luoghi di costruzione
di quel mondo che non accetta il diktat di quanti, riuniti per pochi
giorni nelle regge imperiali, vorrebbero scrivere a tavolino la nostra
storia. Quello del movimento vicentino non è un romanzo romantico e
triste; le donne e gli uomini di questa città vogliono riscrivere la
storia reale, stracciando le pagine su cui politici e militari hanno
già disegnato il suo futuro di asservimento e tacita accettazione.

Il 4 luglio, giornata in cui gli statunitensi
festeggiano la propria indipendenza dall’impero britannico, vogliamo
decretare la nostra indipendenza dall’impero militare statunitense,
liberando la terra dalla presenza di una nuova base di guerra.

Nei tre anni di mobilitazione trascorsi abbiamo
imparato che un sol giorno non cambierà le sorti della nostra città; ma
sappiamo anche che la strada che abbiamo davanti non può che portarci a
nuove sfide: per questo, alla vigilia del vertice del G8 e dell’arrivo
in Italia di Obama, chiediamo alle donne e agli uomini che vogliono
opporsi alla militarizzazione e alla guerra di tornare nelle strade di
Vicenza e iniziare a costruire, dal basso e collettivamente,
l’indipendenza dell’Altrocomune, ovvero un territorio libero e
inospitale alla presenza militare perché vissuto e realizzato da un
arcobaleno di diversità che, nel costruire un mondo di pace, liberano
il territorio dalle servitù militari e dalle devastazione ambientale.

4 luglio 2009 a Vicenza, restituiamo il Dal Molin ai cittadini
Indipendenza, dignità, partecipazione: la terra si ribella alle basi di guerra.

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